Diario di viaggio Barcellona: 5 giorni in Catalogna
6 Giugno 2013
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Barcellona, diario di viaggio: ecco il racconto del nostro viaggio a Barcellona, la capitale della comunità autonoma della Catalogna. Io e Massimo ci siamo stati per cinque giorni ed era la nostra prima volta in Spagna e nella penisola iberica.
Massimo aveva già fatto un viaggio a Barcellona durante l’adolescenza e voleva tornarci almeno una volta, io invece non avevo particolare simpatia per la Spagna. Non so perché, era un Paese che non mi attirava particolarmente. Un pregiudizio stupido. Infatti Barcelona mi è piaciuta tantissimo!
In questo racconto di viaggio le informazioni turistiche saranno poche, perché mi concentrerò sulle emozioni provate e sugli episodi tragicomici della nostra vacanza barcellonese. Per avere informazioni più pratiche ti consiglio di dare un’occhiata ad altri post del mio blog, come quello sui luoghi di interesse a Barcellona, quello sul museo della scienza CosmoCaixa, e infine la chiacchierata col travel blogger spagnolo Ruben che mi ha raccontato dieci curiosità sulla Spagna.
Diario di viaggio Barcellona: l’arrivo
A Barcellona siamo arrivati poco prima delle 18.
Sull’autobus T1, che partiva dal terminal e arrivava a Plaça Catalunya, ecco la mia prima figuraccia: mi sono rivolta all’autista chiedendo due biglietti andata e ritorno con un inglese perfetto, e quello m’ha risposto:
“Guarda che la Spagna e l’Italia sono vicine, non serve parlare inglese. Noi spagnoli capiamo l’italiano.”
Oh, scusa tanto. Non mi pare che francesi e svizzeri siano proprio d’accordo con te sull’accoppiata tra vicinanza geografica e la lingua parlata, e io lo spagnolo non lo capisco manco coi sottotitoli. Comunque se fidamo.
Plaça Catalunya è una piazza davvero bella: piena di gente, spazi verdi, negozi, fontane e soprattutto tante linee della metropolitana. Perché Barcellona ha ben nove linee di metropolitana. NO-VE. E’ strano che io sia qui a raccontartelo, visto che me perdo pure dentro casa mia…
Per dormire a Barcellona avevamo scelto un hotel un po’ lontano dal centro, il Pol & Grace Hotel. Il prezzo era ottimo e la stanza pulitissima, in una zona molto tranquilla vicino a Gràcia, perfettamente collegata tramite le linee L6 ed L7 della metropolitana a tutto il resto di Barcellona. Entrambe le linee fanno capolinea a Plaça Catalunya, quindi abbiamo preso la prima metropolitana che ci è capitata a tiro e cinque minuti dopo eravamo a destinazione.
Gli spagnoli mangiano più tardi rispetto agli italiani, perché pranzano tra le due e le tre del pomeriggio e cenano intorno alle dieci di sera, perciò abbiamo aspettato le 21 prima di uscire per cena. Avevamo notato un locale dall’altra parte della strada che proponeva un menù fisso da una quindicina di tapas, caffè, bevande e dessert per due persone al prezzo di 46 euro.
I piatti erano tutti a base di pesce: tapas di gamberetti freschi; polpo e patate; crostini; spiedini di pesce; cozze. Le portate erano veramente tante ed era tutto davvero delizioso. Non credo di aver mai mangiato così tanto pesce in vita mia, ed il totale era quello che avevano detto, 46 euro. Meraviglioso!
Diario di viaggio Barcellona: il secondo giorno al CosmoCaixa
Una delle cose che volevo vedere assolutamente durante il viaggio a Barcellona era il museo della scienza, il CosmoCaixa (che ancora non ho capito come caixa si pronuncia). Ci si arriva con la metropolitana L7, fermata Av. Tibidabo, e poi 500 metri a piedi.
Lì vicino si può prendere anche la funicolare per salire sul Tibidabo, una collina famosa per un vecchio parco divertimenti e per un panorama spettacolare su Barcellona. Volevamo andarci dopo il museo, ma ha cominciato a piovere e tuonare e quindi abbiamo lasciato perdere. Non avevamo nemmeno gli ombrelli!
Entrando al CosmoCaixa siamo rimasti turbati dalla presenza di due persone sospette dietro il banco informazioni: due statue, talmente realistiche nella posa e nell’aspetto da sembrare persone vere, che ritraevano Darwin ed Einstein seduti in mezzo ai ragazzi che parlavano col pubblico.
Una volta pagato il biglietto (6 euro a testa, prezzi aggiornati al 2022) siamo entrati nel museo proseguendo lungo un corridoio a spirale che collegava tutti e cinque i piani, con il tronco dell’Albero della Vita (un albero che viene dal Brasile) sospeso al centro. Figaaaata!
Cos’ha il CosmoCaixa di interessante? Perché è famoso?
E’ interessante perché è pieno di esperimenti interattivi che permettono di capire tutte le leggi della fisica e della chimica, c’è una sala che riproduce la foresta amazzonica allagata (con piranha enormi e simpaticissimi, uccelli e pescioni di varie specie) e tanti reperti archeologici da vedere.
Purtroppo quattro dei cinque piani in quel momento erano chiusi, ma ti assicuro che vale la pena di entrare nel museo anche solo per visitare il quinto!
Ti lascio il link ufficiale del museo Cosmocaixa da spulciare per trovare tutte le informazioni che ti servono. Oltre al mio articolo ovviamente!
Io non sono una fan dei musei, ma questo è davvero spettacolare. Se ti capita di organizzare un viaggio a Barcellona facci un salto, soprattutto se hai dei bambini. Noi siamo rimasti lì dentro per più di tre ore, non ne avevamo mai abbastanza.
Per pranzo c’è la possibilità di mangiare nel ristorantino self service del museo: con un prezzo fisso potevamo prendere tutto quello che volevamo dal buffet. Ho mangiato una paella de pescado (paella a base di pesce) buonissima e un sacco di altre cose, volendo c’era anche la pasta!
Uscendo ci siamo beccati un temporale con un botto di pioggia, roba da arca di Noè, così invece di andare a vedere il Tibidabo siamo tornati di corsa in hotel. Inutile dire che ci siamo fracicati come pochi.
Per cena ci siamo buttati sul menù pizza del ristorante della sera precedente, ma… invece dei vari gusti di pizza, come la margherita o la capricciosa, ci hanno chiesto di scegliere tre ingredienti tra quelli di una lista, li hanno spiaccicati su una base di pizza surgelata col sugo e ce l’hanno servita. La mia era troppo salata e non mi è piaciuta, ma quella di Massimo non era così male, anche se bisogna dire che la vera pizza… ecco… diciamo che sarebbe un’altra cosa.
Diario di viaggio Barcellona: terzo giorno alla Sagrada Familia
Il programma del terzo giorno prevedeva principalmente la visita alla Sagrada Familia.
Siamo usciti dall’hotel intorno alle dieci di mattina e abbiamo avuto la malsana idea di andare a fare colazione in uno dei numerosi bar e pasticcerie che affollavano la strada di fronte all’albergo. Siamo entrati in una pasticceria e abbiamo chiesto un cappuccino, un caffè ed un cornetto a caso.
Quando sono arrivata al tavolo col mio bel cornetto, Massimo aveva già iniziato a bere il suo caffè. Diciamo che non si trattava proprio di caffè come lo intendiamo noi, ecco. Avremmo potuto definirlo affettuosamente acqua colorata, e c’aveva pure un sapore strano.
Il mio cappuccino era quasi normale, un po’ annacquato pure quello, ma comunque accettabile.
Il cornetto no comment, era praticamente fritto.
Dopo mangiato ci siamo diretti verso la fermata della metropolitana per arrivare a Plaça Catalunya: la Sagrada Familia sembrava piuttosto vicina e abbiamo deciso di arrivarci a piedi, passando anche davanti a due opere di Gaudì: Casa Battlò e Casa Milà. Lungo la strada ci siamo anche messi a cercare uno sportello ServiCaixa per ritirare i biglietti d’ingresso per la Sagrada Familia, acquistati sull’altro sito ufficiale, impresa che si è rivelata tutt’altro che semplice.
Se ti stai chiedendo cos’è il ServiCaixa, te lo spiego subito: è un tipo di sportello automatico di colore giallo e con diverse funzioni, tra cui quella di stampare i biglietti per teatri e monumenti spagnoli prenotati su Internet. A Barcellona si trovano un po’ dappertutto.
Il problema infatti non è trovarli, ma riuscire a farsi dare i biglietti senza prendere lo sportello a picconate.
Perché?
Perché ‘sti benedetti sportelli sono solo in lingua spagnola, catalana (sono due lingue diverse!) ed inglese, solo che per determinate funzioni l’inglese non c’è e quindi non capisci più una beata mazza.
Inoltre la Postepay, con la quale avevo pagato i biglietti, non entrava nello sportello, e non c’era nessuna indicazione in una lingua comprensibile.
Al terzo ServiCaixa che non collaborava abbiamo chiesto aiuto ad una coppia che stava passando di lì in quel momento. Il tizio parlava sia inglese che italiano, ha inserito la mia Postepay e quella ha stampato i biglietti senza fare storie. Cioè, capito? L’ha inserita lui e non ci sono stati problemi. Mi è caduta la mascella come fanno i personaggi dei cartoni animati. Sbem!
Insomma, figuraccia un’altra volta, ma almeno avevamo in mano i biglietti.
Arrivati davanti a Casa Battlò, celebre opera modernista di Antoni Gaudì, ho scattato questa bella foto scegliendo di mettere un bell’albero in primo piano. Del resto, non c’era altro modo per inquadrare tutto l’edificio…
Trovi informazioni su orari e costi dei biglietti sul sito ufficiale.
Dopo Casa Battlò siamo andati a vedere Casa Milà (o La Pedrera), sempre di Gaudì e sempre sulla stessa strada.
E poi, dopo chilometri e chilometri macinati a piedi, eccola lì davanti a noi: la Sagrada Familia!
La Sagrada Familia è una basilica minore tutt’ora in costruzione, iniziata nel lontano 1882 da Francisco de Paula del Villar y Lozano, continuata da Gaudì fino al 1940 e attualmente portata avanti da altri quattro architetti. Il completamento dei lavori è previsto a partire dal 2026.
Lo so, in questa foto non ho gli occhi. Pazienza.
Qui la storia è la stessa del museo CosmoCaixa: le chiese in generale non mi fanno impazzire, però la Sagrada Familia è davvero troppo particolare per non entrare. In più avevo letto che la costruzione della basilica va avanti unicamente con i soldi dei biglietti e con le donazioni volontarie all’associazione che se ne occupa, senza finanziamenti dello Stato, e mi sembrava carino contribuire alla realizzazione. Oh, tra vent’anni potrò dire che la Sagrada Familia sarà stata completata anche grazie ai miei soldi!
Fortunatamente la faticaccia fatta per ritirare i biglietti era servita a qualcosa: abbiamo saltato tutta la fila, talmente lunga da circondare tutto il lato destro della basilica, e siamo passati direttamente dalla seconda entrata, dove non c’era un’anima.
I nostri erano i biglietti di sola entrata, senza visita al museo di Gaudì e senza audioguida. L’interno della Sagrada Familia è davvero molto bello, ti consiglio assolutamente di visitarlo.
Siamo andati a pranzare al Burger King lì vicino, poi abbiamo preso la metropolitana direzione Barceloneta, dove c’è il porto, l‘Aquàrium di Barcelona e il centro commerciale Maremagnum. Quest’ultimo era rimasto impresso nella memoria di Massimo, perché c’era stato durante la gita delle superiori.
Siccome sono un genio, uscendo dalla metropolitana mi sono messa ad aspettare l’autobus per arrivare all’Aquàrium anche se ci si poteva arrivare a piedi. Massimo insisteva per proseguire a piedi ma io niente, volevo proprio andarci col bus n°40. Abbiamo preso ‘sto bus n°40 e, siccome oltre ad essere pigra e genia sono pure piuttosto sveglia, non mi sono accorta che il senso di marcia era quello inverso. Ce ne siamo accorti solo quando abbiamo riconosciuto la torre di Agbar, una torre molto molto lontana da Barceloneta. Pensa dove cavolo eravamo finiti!
Abbiamo raggiunto quindi la fermata della metropolitana più vicina, Glòries, per tornare di nuovo a Barceloneta e poi al Port Vell.
La zona è davvero bella perché ricorda un po’ le città di mare americane. Davvero carina!
Anche il biglietto dell’Aquàrium si può acquistare sul sito Barcelona Turisme risparmiando un paio di euro.
Cosa c’è di interessante nell’Aquàrium di Barcellona?
Beh, se si chiama Aquàrium un motivo ci sarà: ci sono principalmente una serie di grandi acquari con diverse specie di pesci all’interno, dai pesci tropicali a quelli più conosciuti, dagli squali alle seppie alle meduse.
La vera attrazione è l’Oceanario, dove vivono specie di pesci come squali enormi, razze, pesci luna, murene. Questo Oceanario si può osservare dalla galleria dove sono gli altri acquari, oppure da un tunnel subacqueo che lo attraversa da parte a parte. Quello è davvero bello perché sembra di stare davvero nell’oceano, i pesci ti passano a pochi centimetri di distanza e tu ti caghi in mano perché lo squalo ti sorride e ti fa “ciao bella bambina, sorridi che mo me te magno!”
Non è imperdibile, ma è carino per passare il tempo tra la visita ad un museo e l’altra.
La visita nel tunnel dura quattro minuti, perché il giro lo fai su un tappeto mobile e, siccome non avevo niente di meglio da fare, l’ho cronometrato. Finito il tunnel, finito l’Aquàrium.
Per cena siamo tornati nell’ormai nostro ristorantino preferito, quello di fronte all’hotel. Il proprietario ha iniziato a fare battute in italiano per scherzare con noi, io mi sono guadagnata l’appellativo di guapa e Massimo ha imparato a chiedere la cuenta per pagare. Fighissimo.
I menù fissi del ristorante erano solo due e li avevamo già provati, così abbiamo scelto dei piatti a caso dal menù. Abbiamo assaggiato lo jamòn (prosciutto crudo) con un po’ di funghi per antipasto, una bella paella mixta (paella a base di pesce e carne) servita col suo tegamino di coccio a duemila gradi Celsius (però buona da morire) ed infine una crema catalana, che però non mi è piaciuta. Ho voluto fare la coatta prendendo una cerveza, io che la birra non la bevo mai. Infatti ne ho assaggiato un goccino e mi si è girata la testa al contrario.
Diario di viaggio Barcellona: quarto giorno sulla Rambla
Era martedì. Un fantastico martedì iniziato con un’altra colazione/esperimento in un’altra pasticceria vicino all’hotel. Qui devo dire che è andata meglio: il cornetto era buono, il cappuccino pure, e Massimo non ha sputato il caffè. Ottimo.
Il programma del giorno prevedeva un giro sulla Rambla e l’acquisto dei souvenir, un’attività che adoro.
Sai, ho passato giorni interi a chiedermi quale fosse ‘sta Rambla.
Rambla in spagnolo vuol dire semplicemente strada o viale, e infatti Barcellona è piena zeppa di rambla con i vari nomi. Per la Rambla con la lettera maiuscola, invece, non c’è storia: La Rambla è il viale che da Plaça Catalunya va dritto verso il mare e termina con la statua di Cristoforo Colombo, in catalano Monument a Colom. Questa via è quasi del tutto pedonale, piena di alberi e chioschetti di souvenir. E, ovviamente, anche piena di turisti curiosi come noi.
Lì trovi anche il mercato La Boqueria, il mercato coperto che si trova sul lato destro della Rambla.
Bello, variegato, coloratissimo, coi fruttivendoli che dispongono la merce in ordine cromatico. Secondo me tanta gente ci va solo per poter scrivere su Internet di aver pranzato alla Boqueria con un fantastico frullato di frutta pagato solo un euro, perché sui siti di recensioni è pieno di maniaci del frullato che impazziscono per la Boqueria.
E te pare che io non l’ho preso, er frullato?
Ma certo che sì, perché sono tonta! Ho avuto la fantastica idea di provare quello al cocco e mi sono ritrovata in mano un bicchiere di acqua bianca che non sapeva di niente. Furba io. L’ho sempre detto che c’ho la testa piena de bruscolini…
All’interno del mercato c’erano altre cose che potevi assaggiucchiare, tipo cioccolatini o spiedini di salumi spagnoli a un euro l’uno. Abbiamo assaggiato un salamino che fermate, buono da morire.
Usciti dalla Boqueria abbiamo continuato a percorrere la Rambla finché non ci è venuta fame. A destra e sinistra del viale c’erano un sacco di tavolini con i camerieri che ti invitavano a fermarti e noi, dopo aver visto qualche prezzo, abbiamo scelto un locale verso la fine della Rambla che offriva un menù composto da tre tapas e un primo a scelta tra pizza o pasta, a circa otto euro. Abbiamo preso due menù, e il totale sul conto riportava 27 euro. Mi sono fatta dare lo scontrino e ho scoperto che le due microbottigliette di acqua da 50ml che avevamo preso ce le avevano fatte pagare ben 4 euro l’una. Capito i furbi?
Arrivati davanti alla statua di Cristoforo Colombo abbiamo fatto dietrofront e siamo tornati indietro per prendere un paio di cartoline e souvenir, che conviene comprare nei negozietti sui lati della strada piuttosto che nei chioschetti sparsi sul viale. Costano meno!
Io ho preso dei souvenir davvero carini in un negozio con un tizio che mi ha pedinato per tutto il tempo, roba che a un certo punto volevo picchiarlo con le salamandre di Gaudì.
A Plaça Catalunya non ho potuto fare a meno di entrare nell’Hard Rock Cafè, un’altra mia grande passione. Da quando ho scoperto l’esistenza degli Hard Rock Cafè ho iniziato a collezionare i loro gadget, in particolare le spille, quindi una visita è sempre d’obbligo in ogni città. Il primo lo vidi a Dublino e da allora non ne manco uno. Tranne quello di Roma, perché come ho già detto sono molto furba: quando vado in vacanza macino chilometri e chilometri per vedere tutto quello che mi interessa, tornando a casa più stanca e schizzata de prima; poi torno a Roma e non mi muovo neanche a calci. Pensandoci dovrei prendermi a sassate.
La sera indovina un po’ dove siamo andati a mangiare? Ma ceeeerrrto, nel solito ristorante di fronte all’albergo. Durante il viaggio a Barcellona avevamo mangiato tanto bene e che fai, non lo saluti il proprietario prima di ripartire?
Stavolta abbiamo voluto provare il risotto con gamberi e calamari. Ci hanno servito un piattone di riso che sembrava quello alla crema di scampi, con sopra un po’ di scaglie di formaggio e sopra ancora anelli di calamaro fritti. Detta così sembra ‘na pecionata, come diciamo a Roma, ma ammazza che bono!
Diario di viaggio Barcellona: il ritorno a Roma
Dopo aver fatto il check-out all’hotel ho scoperto che i receptionist potevano imbucarci le cartoline e venderci pure i francobolli, quindi ne ho approfittato spudoratamente.
Di nuovo colazione in un bar diverso, di nuovo ‘na fetecchia di caffè, di nuovo 4 euro. E vabbè.
Siamo stati a zonzo a Plaça Catalunya per un po’, perché avevamo il volo di rientro nel pomeriggio ed era troppo presto per andare all’aeroporto.
Il tempo di pranzare con un panino sulla Rambla e poi abbiamo preso l’Aerobus per l’aeroporto.
A presto Barcellona!
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I COMMENTI
Ciao, io sono Anna!
Sono una travel blogger di Roma, sul web con Profumo di Follia dal 2012. Organizzo viaggi in piena autonomia da sempre, soprattutto nel weekend e nelle capitali europee.
Ho una passione per la Finlandia che mi ha portata a studiare la lingua finlandese per un anno e mezzo e a progettare di esplorarla in lungo e largo.
Sono una travel blogger di Roma, sul web con Profumo di Follia dal 2012. Organizzo viaggi in piena autonomia da sempre, soprattutto nel weekend e nelle capitali europee.
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