Un freddissimo viaggio a Monaco di Baviera: diario di viaggio
11 Gennaio 2015
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Questo viaggio a Monaco di Baviera era, in parte, un regalo per il compleanno di Massimo. Lui era già stato a Monaco di Baviera insieme a dei suoi amici, per diversi anni di fila, in occasione dell’Oktoberfest. Mi aveva sempre ripetuto che voleva tornarci, e portarlo a Monaco di Baviera a dicembre mi era sembrata un’ottima idea.
Ho organizzato tutto di nascosto. Ho prenotato il volo e l’hotel nei miei giorni liberi, ho studiato la guida turistica sull’autobus senza mai mostrarla in giro per casa, e ho evitato accuratamente di saltellare per casa come Bambi, come faccio quando sto per visitare un posto nuovo. E’ stata una notevole prova di resistenza, visto che sarebbe stata la mia prima volta in Baviera e nell’intera Germania. Non so se rendo l’idea.
Secondo il mio piano, dunque, Massimo avrebbe dovuto scoprire del weekend a Monaco di Baviera solo una volta arrivato al banco check-in dell’aeroporto. Sono stata brava, ho resistito per settimane intere. Poi, il disastro: dieci minuti prima di arrivare al terminal dell’aeroporto, Massimo mi fa la seguente domanda:
“Ma a che ora hai detto che atterriamo a Monaco di Baviera?”
E io, scema:
“Alle dieci, perché?”
Brava Anna, brava.
→ Leggi anche cosa vedere a Monaco di Baviera
Viaggio a Monaco di Baviera: primo giorno
Roma 29 novembre 2014, sabato.
Ho cominciato questa mini vacanza a Monaco di Baviera alla grande, e non solo per la sorpresa rovinata da Massimo: sono passata sotto al varco di sicurezza dell’aeroporto e quello stupido affare ha suonato. Sono tornata indietro e l’addetta alla sicurezza prima ha ringhiato, poi mi ha fatto ripassare sotto al varco senza scarpe, poi m’ha passato una roba strana sulle mani, e infine ha deciso che non ero una criminale.
Fortuna che non indossavo i calzini coi maialini, altrimenti m’arrestavano sul serio.
La prima cosa che ho fatto a Monaco di Baviera è stata cercare un bagno in aeroporto.
La seconda cosa che ho fatto a Monaco di Baviera è stata trattenere lacrime di gioia, perché il bagno aveva il dispenser col disinfettante e le salviettine per pulire il wc. Una cosa che non ho mai visto in vita mia. MAI.
Abbiamo perso un bel po’ di tempo per capire che biglietto prendere per la metropolitana. Volevamo comprare la City Tour Card, ma il distributore automatico sembrava non avere questa fantastica opzione e alla fine abbiamo preso il biglietto giornaliero, che comprendeva la tratta dall’aeroporto alla città.
Le linee della metropolitana di Monaco di Baviera sono quindici. Quelle che fanno capolinea all’aeroporto sono la S1 e la S8 e noi abbiamo preso la prima. Siamo scesi alla fermata Ostbahnhof e poi abbiamo preso la linea S3 fino alla fermata Unterhaching, dove c’era il nostro hotel: il mercatini di Natale di Monaco di Baviera
La prima cosa che ho visto uscendo dalla galleria della metropolitana è stata una bancarella tutta illuminata che vendeva “XXL pommes frites“. E che fai, non le assaggi?
Io che pensavo di comprare patate fritte in versione crucca, in realtà ho mangiato patate fritte con una salsa d’aglio su una cialda dolce. Le sto ancora a digeri’.
Il mercatino di Natale di Monaco di Baviera, comunque, era davvero bello: vin brulé ovunque (che in Germania si chiama Glühwein), dolci, panini coi würstel in tutte le salse, addobbi di Natale…
Monaco di Baviera a dicembre è proprio bella!
Come dicevo nel post sui mercatini di Natale monacensi, quando compri il Glühwein o la cioccolata calda ti vengono chiesti due euro in più per la tazza. Io l’ho fatto con la cioccolata calda e mi sono portata a casa una tazza carinissima.
Purtroppo quel giorno la stanchezza s’è fatta sentire abbastanza presto e quindi, dopo un primo lungo giretto tra le bancarelle dei mercatini, abbiamo fatto dietrofront e siamo tornati a Unterhaching.
Abbiamo approfittato del supermercato sotto l’albergo per curiosare tra i cibi tedeschi e soprattutto per procurarci la cena. Stavolta non ho trovato niente di interessante, ci siamo accontentati di qualche panino.
Alle nove eravamo morti sul letto.
Ma non è finita qui, perché alle undici siamo stati svegliati dal suono più brutto che abbia mai sentito in vita mia: la sirena dell’antincendio. Siamo saltati giù dal letto e io, non so ancora bene come, mi sono infilata i jeans e mi sono fiondata nel corridoio dell’hotel con la maglia del pigiama, le trecce tipo Obelix e lo sguardo assassino. Ricordo di aver detto “se è uno scherzo, giuro che vi uccido tutti quanti“.
No, non era uno scherzo. I quattro tedeschi vestiti da vigile del fuoco che ho visto salire su per le scale dell’hotel non erano per niente uno scherzo.
Abbiamo iniziato il nostro Capodanno a Monaco di Baviera con l’intervento dei vigili del fuoco nel nostro albergo.
Dopo circa un quarto d’ora i quattro tedesconi sono tornati, hanno blaterato qualcosa di incomprensibile e noi siamo rientrati tutti dentro, nelle nostre camere. L’hotel era sano e salvo, e noi pure.
Viaggio a Monaco di Baviera, secondo giorno
Monaco di Baviera, 30 novembre 2014, domenica.
Prima frase della giornata:
“Bene, allora non siamo noi ad essere rincoglioniti. E’ proprio che non ci si capisce una mazza!”
Abbiamo iniziato il nostro secondo giorno delle vacanze a Monaco di Baviera chiedendo un aiutino al receptionist per capire come arrivare al campo di concentramento di Dachau. Il campo si trova al confine tra due zone della città con tariffe diverse dei mezzi pubblici, e il receptionist c’aveva fatto intuire che non c’aveva capito una mazza manco lui. Cioè, capito? Prima se la tirano perché in Germania le cose funzionano meglio, e poi si incartano pure loro perché le fanno troppo complicate. Bravi eh, cento punti.
L’obiettivo della giornata era visitare il BMW Museum, il museo della nota casa automobilistica, cioè il mio regalo di compleanno per Massimo che è appassionato di motori.
La fermata della metropolitana più vicina al museo si chiama Olympiazentrum, e prende il nome dall’Olympiapark.
Gli edifici della BMW sono due: il primo che vedi uscendo dalla metropolitana è il BMW Welt, lo showroom della BMW ad ingresso gratuito, dove trovi gli ultimi modelli e le dimostrazioni di piloti professionisti.
Dall’altra parte della strada invece c’è il BMW Museum, il vero e proprio museo della BMW. Lo riconosci perché la struttura ricorda la forma di quattro pistoni, e perché c’è un logo BMW gigantesco.
Ecco qualche foto del museo!
Uscendo dal museo ci siamo diretti al Sea Life, che è lì vicino.
All’ingresso del Sea Life un tizio strano ci si è avvicinato sventolando un foglietto, e blaterando qualcosa riguardo al suo acquisto. Parlava tedesco e non riuscivamo a capire cosa voleva, così ho dato un’occhiata al foglio e ho capito che voleva rivenderci un biglietto scontato del parco acquatico. Lo aveva preso su Internet ed evidentemente non intendeva utilizzarlo. Il biglietto intero costava 16,80 euro a testa, il suo costava 9 euro. L’abbiamo comprato.
Beh, meno male. Perché il Sea Life di Monaco di Baviera è una cavolata e 16 euro non se li merita proprio: trovi praticamente le stesse cose al Moby Dick, il negozio che vende roba per animali, e neanche paghi l’entrata. Niente di eccitante.
Uniche attrazioni degne di nota del Sea Life: la galleria che passa sotto all’acquario con le razze, gli squali e una tartaruga marina, molto bello, e l’acquario delle meduse.
Siamo tornati a Marienplatz per un secondo giretto al mercatino di Natale e per, in teoria, raccattare qualcosa di mangiabile per cena.
Stranamente al mercatino di Natale di Marienplatz c’era molta meno gente del giorno prima, anche se era domenica.
Gironzolando tra le bancarelle abbiamo capito che non avremmo trovato niente di decente con cui cenare e, complice il freddo, ci siamo infilati nel ristorante Zum Spöckmeier. Il locale è veramente bellissimo, tutto in stile tipico bavarese e col personale in costume tradizionale.
Alle cinque del pomeriggio era pieno di gente che cenava, quindi abbiamo cenato anche noi: io ho scelto il bierkutschergulasch, che sul menù italiano viene tradotto come gulasch di manzo cucinato con birra bianca, crauti bianchi e spätzle, cioè una sorta di pasta. Massimo invece ha ordinato il würstlplatte, un piatto con quattro diversi tipi di würstel, crauti e purè di patate. Il tutto innaffiato dalla mia prima birra Paulaner Salvator. Tutto buonissimo!
Viaggio a Monaco di Baviera, terzo giorno
Monaco di Baviera, 1 dicembre 2014, lunedì.
Il programma del terzo giorno prevedeva la visita al campo di concentramento di Dachau e una colazione a base di schmalznudel, dei dolci grassissimi tondi e cotti nello strutto.
Siamo andati a Marienplatz e, sperando di trovare questi dolci, siamo entrati nel Cafè Rischart, una caffetteria gigantesca che si trova proprio accanto all’uscita della metropolitana e vende una quantità spropositata di dolci, pane e torte. Tutto, tranne gli schmalznudel.
Allora che fai, rimani a digiuno?
AHAHAH, no.
Massimo ha preso un dolce enorme a forma di girella grande quanto la mia testa, che secondo me sapeva di prosciutto e invece era alle noci. Io mi sono buttata su un dolce a forma di girella che sapeva di crema al limone.
Abbiamo fatto un altro giretto tra i mercatini di Natale Marienplatz, durante il quale abbiamo scoperto una zona di Monaco di Baviera che si chiama come mio suocero.
Nella stessa zona c’è anche l’Hard Rock Cafè e, che te lo dico a fa’, ovviamente ci sono entrata per comprare un pezzo nuovo per la mia collezione di spille. La spilla bellissimissima che avevo puntato era in edizione limitata, ma la ragazza non trovava la chiave della vetrina e dopo s’è scoperto che la suddetta chiave era nella tasca del suo collega sparito giusto cinque secondi prima. Quando si dice il tempismo.
Alla fine, comunque, la spilla è finita tra le mie manine e ci ho guadagnato anche una chiacchierata con la commessa.
Per pranzo avevamo deciso di pranzare all’Hofbrauhaus, un ristorante di fronte all’Hard Rock Cafè che, a detta di Massimo, imita perfettamente l’atmosfera che si respira all’Oktoberfest, così siamo entrati lì.
C’era un bel casino, lì dentro: gente che tracannava litri di birra come fosse acqua, qualcuno che suonava in abito tradizionale e qualcun’altro che serviva i tavoli, urla e risate. Molto bello, sì, però non ci si è filato nessuno, dopo un quarto d’ora in piedi ci siamo innervositi e alla fine siamo usciti, in cerca di un ristorante più accogliente.
Abbiamo attraversato la strada e siamo entrati in un altro locale che avevo segnato tra i posti in cui avrei potuto assaggiare il famoso stinco di maiale (schweinshaxe): il Wirtshaus Ayingers.
Io, invece dello stinco, ho ordinato schweinsbraten che è un altro piatto tipico bavarese: arrosto di maiale, crauti e canederli. Massimo ha preso hirsch pflanzerl, un piatto a base di maiale, wurstel, salsiccia, cavolo e purè. Stavolta come birra ho scelto la Radler, che sa di limone; per Massimo è arrivata una scura: Altbairisch Dunkel.
Buono tutto, crauti compresi, ma porca miseria che porzioni!
Dopo pranzo siamo ripartiti per Dachau, il mio primo campo di concentramento che è perfetto per chi intende visitare Monaco di Baviera e dintorni. E’ stata un’esperienza strana, inquietante, ma che consiglio di fare a chiunque. Magari senza bambini, perché potrebbero spaventarsi.
Gli ho dedicato un intero post perché è un posto davvero particolare, le foto sono parecchie e c’è tanto da dire.
Siamo rimasti circa un’ora e mezza e, nonostante ciò, ne abbiamo visto solo una piccola parte: la parte del museo e le ricostruzioni delle baracche dei deportati. Purtroppo il campo chiude alle cinque e mezza del pomeriggio e non abbiamo potuto fare diversamente.
Viaggio a Monaco di Baviera, quarto giorno
Monaco di Baviera, 2 dicembre 2014, martedì.
Ultimo giorno del viaggio a Monaco di Baviera.
Abbiamo fatto il check-out in hotel, ci siamo caricati i trolley e siamo andati a prendere la metropolitana: direzione Theresienwiese, la piazza dove a ottobre fanno l’Oktoberfest. Ci rimanevano solo poche ore prima del volo, così abbiamo pensato di farci una capatina visto che c’era il Winter Toolwood Festival (il periodo era dal 25 novembre al 31 dicembre 2014, viene organizzato in inverno e in estate).
Siamo arrivati lì intorno alle dieci e del festival neanche l’ombra. Zero. Nulla. Nada. Solo dopo ho capito perché: il festival iniziava alle due del pomeriggio.
Dovevo ancora comprare i souvenir, così siamo tornati per l’ultima volta a Marienplatz. Abbiamo fatto un secondo giretto nel Cafè Rischart, per sfondarci di girelle come se non ci fosse un domani, e visto che c’ero ho preso anche un white latte macchiato, che nei bicchieri degli altri sembrava simile ad un cappuccino. Effettivamente gli somigliava, ma era gigantesco.
Abbiamo fatto scorta di souvenir – mi sono portata a casa un portacandele stupendo! – e ho resistito alla fortiiiissima tentazione di comprare uno di questi cappellini.
Ho resistito solo perché ho ventisette anni, e non sette, e perché non abito in Alaska.
In realtà ero anche molto indecisa tra il maialino e la renna, lo ammetto.
Vabbe’, alla fine sto a rosica’ perché li ho lasciati tutti lì.
Abbiamo preso il treno e siamo andati in aeroporto a odiare forte la gente che si mette in fila al gate quando l’imbarco non è ancora iniziato e il volo è in ritardo di mezz’ora. Lo steward ha anche fatto un annuncio per dire a tutti di sedersi e quelli niente, de coccio, sono rimasti tutti in piedi. Durante l’imbarco giustamente si sono pure lamentati perché sono stati in piedi per un’ora. Lo vogliamo fare un minuto di silenzio per quei cervelli defunti?
→ Continua la lettura col diario del viaggio romantico a Praga
Il diario del viaggio a Monaco di Baviera termina qui. Dimmi la verità: anche tu avresti comprato uno di quei cappellini, vero? Raggiungimi su Facebook e Instagram per rimanere sempre aggiornato/a sui nuovi articoli!
I COMMENTI
Ciao, io sono Anna!
Sono una travel blogger di Roma, sul web con Profumo di Follia dal 2012. Organizzo viaggi in piena autonomia da sempre, soprattutto nel weekend e nelle capitali europee.
Ho una passione per la Finlandia che mi ha portata a studiare la lingua finlandese per un anno e mezzo e a progettare di esplorarla in lungo e largo.
Sono una travel blogger di Roma, sul web con Profumo di Follia dal 2012. Organizzo viaggi in piena autonomia da sempre, soprattutto nel weekend e nelle capitali europee.
Ho una passione per la Finlandia che mi ha portata a studiare la lingua finlandese per un anno e mezzo e a progettare di esplorarla in lungo e largo.