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Una settimana in Giappone: alla scoperta di Kyoto

9 Dicembre 2019

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[Post precedente: i primi due giorni a Osaka]

5 novembre 2019, giorno 3: da Osaka a Kyoto

Il giorno dopo abbiamo lasciato l’hotel di Osaka e raggiunto Kyoto prendendo la linea Keikyu dalla stazione della metropolitana. Il tragitto dura circa un’oretta e mezza e costa intorno ai 400 yen.

Siccome era presto per andare nel nostro nuovo alloggio, abbiamo lasciato i trolley in uno degli armadietti della stazione di Shijo Kawaramachi. Un’opzione veramente comoda per i viaggiatori, di cui parlerò nel dettaglio in uno dei prossimi post.

Kyoto non è per niente come me la immaginavo: partiamo da questo. All’inizio mi è sembrata quasi una città europea – grossi edifici, un ponte sul fiume Kamo, un botto di gente – e davvero non me l’aspettavo. Credevo fosse tutta come il quartiere Gion, per capirci.

La prima tappa è stata il Nishiki Market, il mercato coperto più noto di Kyoto e meta di pellegrinaggio di molti affamati. Si trova a circa venti minuti a piedi dalla stazione di Kawaramachi. e ci si entra attraversando dei vicoletti coperti che a me hanno ricordato molto Camden Town!

Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - Nishiki Market

Prima di entrare ci siamo imbattuti in un minuscolo santuario shintoista chiamato Nishiki-Tenmangu: l’ingresso è letteralmente incastrato tra due edifici, e non lo dico per dire perché pare che questi ultimi siano stati costruiti inglobando i due estremi del torii di pietra.

Il Nishiki-Tenmangu è stato eretto in onore della divinità dell’apprendimento e degli affari Tenjin. Nelle Storie in evidenza del mio account Instagram (qui), nella sezione Kyoto, puoi vederlo un po’ meglio anche dentro.

Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - tempio
Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - tempio

Al Nishiki Market si può assaggiare di tutto e di più, c’è veramente di tutto per quello che riguarda la cucina giapponese. Dai rossissimi polpi ripieni di uova di quaglia…

Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - mercato Nishiki a Kyoto

… al sushi; dalle spezie alla verdura più assurda; dal gelato al matcha agli assaggini di carne di Kobe grigliata. Questi ultimi vengono venduti al modico prezzo di 2500 yen l’uno (circa 20 euro!).

La carne di Kobe è un alimento pregiato – e super turistico, ormai – che si trova facilmente sia a Osaka che a Kyoto, e mangiarla al ristorante significa spendere anche 300 euro. Il manzo che la produce deve essere della razza Tajima, il produttore deve far parte della federazione della prefettura di Hyogo – dove viene allevata questa razza di manzo – e la carne deve avere determinate caratteristiche di grasso e di macellazione.

Tutto molto bello ma noi, un po’ per il prezzo alto e un po’ per la facilità con cui si possono prendere delle sòle, abbiamo preferito non assaggiarla. E in ogni caso io non avevo digerito l’anguilla del giorno prima, me pareva de avecce Alien dentro lo stomaco.

Mi sono convinta a provare qualcosa solo quando mi sono avvicinata ad un chioschetto che vendeva dolci, e nello specifico dei mochi tipici di Kyoto davvero deliziosi. Perché quando si tratta di dolciumi, non c’è mal di stomaco che tenga.

Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - bancarella di mochi

Per chi non lo sapesse: i mochi sono dei dolcetti giapponesi a forma di pallina schiacciata, fatti con del riso glutinoso. Hanno la consistenza dei marshmallow e un ripieno, che spesso è di marmellata azuki (fagioli rossi dolci). Lo stesso dolce viene chiamato anche daifuku, o daifuku mochi, e tuttora mi sfugge la differenza. Se tu la conosci, aspetto un tuo commento!

Qualcuno dice che i mochi ricordano la pasta della pizza cruda, perché sono molli e un po’ farinosi, ma a me piacciono un casino!

Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - mochi

Al Nishiki Market ne vendono una versione che sembra grigliata, perché sono dorati sopra e sotto. In realtà credo che la parte dorata sia dovuta alla polvere di sesamo, che dà un delizioso tocco salato ad un sapore dolce e delicato, tipico dei mochi. Mi sto ancora chiedendo come ho fatto a non comprarne un camion, giuro. E mi ci sono fissata talmente tanto che ho dato il nome Mochi ad un coniglietto morbidoso che ho rimediato infilando 200 yen in un gashapon, le macchinette che vendono gadget e giocattoli nelle sfere di plastica.

Dopo siamo tornati sulla Shijo-dori in direzione del tempio Yasaka e di Gion, uno in fondo alla strada e l’altro nelle viette laterali.

Prima di arrivarci ci siamo fatti tentare da un posto che si chiama Yagura, specializzato in piatti di soba e udon. Io ho preso una birra Asahi, una scodella di soba (spaghetti di grano saraceno in brodo) con carne e funghi e una di riso con dei misteriosi, minuscoli e salatissimi pescetti messi sopra; Massimo ha preso la stessa birra e gli stessi due piatti, ma con gli udon (noodles di farina di grano tenero larghi come tagliolini ma più spessi, sempre in brodo) al posto della soba.

Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - soba e udon

Dico la verità: non siamo usciti molto soddisfatti. La soba è un po’ amara per i miei gusti, e il riso coi pescetti era davvero troppo salato. Anche gli udon non hanno entusiasmato il palato di Massimo.

Abbiamo fatto un giro in direzione dell’Hard Rock Café di Kyoto, che si trova ad un passo da Gion, e poi ci siamo tuffati nel quartiere delle geisha che è indubbiamente la parte più bella di Kyoto. Gli edifici sono tutti bassi e di legno, si respira un clima davvero particolare che riporta alla mente un po’ i film sul Giappone antico e un po’ i cartoni animati più famosi, e spesso si trovano locandine che raffigurano delle geisha che danzano.

Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - Gion, a Kyoto
Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - Gion
Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - Kyoto

Anche l’Hard Rock Café si trova in uno di questi edifici, quando entri sembra quasi di imboccare dentro casa di qualcuno!

Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - Hard Rock Cafè Kyoto

E’ stata da poco introdotta una multa per chi fa le foto alle geisha e io sono molto felice, perché mi disgusta pensare che non possano camminare per Gion senza venire assalite dagli obiettivi fotografici. Fino a poco tempo fa frequentavo un gruppo Facebook di nippomaniaci, e le foto delle geisha prese di striscio erano sempre oggetto di discussioni piuttosto accese.

Noi ne abbiamo vista una camminare dall’altra parte della strada: indossava un kimono azzurro a fiori e degli strani zoccoli altissimi. Era bellissima.

A proposito di avvistamenti vari: io vorrei dedicare qualche parola alle cubomacchine che ho visto a Osaka e Kyoto.

Le cubomacchine – ho coniato personalmente il termine – sono degli assurdi veicoli giappi incredibilmente compatti all’esterno e incredibilmente spaziosi all’interno, dal parabrezza ampio e praticamente privo di inclinazione. Sembrano la versione giapponese della macchina di Mr. Bean, ma fanno ancora più ridere. Credevo fossero una particolarità di Osaka, invece scorrazzano pure per Kyoto. Allego documentazione fotografica. Il fatto che questa sia brandizzata è solo un caso, sono tutte così.

Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - macchine giapponesi

Nel tempio di Yasaka si venera il dio delle tempeste e degli uragani Takehaya Susanoo-no-Mikoto, una delle divinità shintoiste principali. E’ stato costruito nel 656.

Qui nacque il primo Gion Matsuri, il festival estivo di Gion e uno dei tre eventi più grandi che si festeggiano in Giappone. In seguito ad un’epidemia, nel 869 si decise di utilizzare il tempio per un rito che purificasse l’antica capitale del Giappone dagli spiriti maligni. Circa un secolo dopo si decise che il Gion goryōe, il rito di purificazione di Gion, dovesse essere ripetuto una volta all’anno per salvare Kyoto dalle catastrofi e dalle malattie, e così è: il Gion Matsuri è diventato un vero e proprio evento annuale caratterizzato dalla tradizionale sfilata di carri addobbati (rappresentanti degli antichi mercanti giapponesi), cerimonie e richiami alle divinità shintoiste che proteggono il Giappone, e si svolge per tutto il mese di luglio.

Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - tempio di Yasaka
Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - tempio di Yasaka

Yasaka mi è piaciuto davvero tanto perché il complesso comprende dei templi pazzeschi e un gran bel parco, che secondo me in autunno dà il massimo quanto a colori.

Nel parco ho visto anche una cornacchia alta quanto me, ma è un dettaglio.

Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - Yasaka
Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - parco di Yasaka

Dopo la visita al tempio abbiamo preso il bus – no, non è stato affatto così semplice, ma per ora sorvolo – e abbiamo finalmente scoperto in cosa consisteva il nostro nuovo alloggio.

Si trattava di una casa tradizionale giapponese dalle parti della zona di Arashiyama, un po’ fuori mano e in una strada decisamente buia. Noi eravamo al primo piano e il nostro appartamento credo non arrivasse ai trenta metri quadri, nonostante fosse composto da una stanza polivalente (salottino e camera da letto coi futon, in base al momento), un angolo cottura nel corridoio, un bagno con la “vasca” e un bagno col wc.

Salottino/camera da letto
Bagno con vasca
Cucinetta

Il proprietario all’inizio ci ha fatto un’impressione strana. Sarà perché ci ha chiesto subito di aggiungere la tassa del 10% al pagamento del soggiorno (altra cosa che spiegherò in un altro post), sarà che è praticamente sparito subito dopo il nostro arrivo per ricicciare solo al momento del check-out, o sarà che, su un quaderno con le regole della casa – sì, era proprio un quaderno – c’era una frase scritta in un inglese piuttosto discutibile che sembrava chiederci di rincasare entro le dieci di sera. A noi ce sembrava un po’ strano, però per non correre rischi abbiamo preso la cena al conbini e ci siamo messi subito a dormire.

Alla scoperta di Kyoto, diario di viaggio - Cena al conbini

[Continua con Arashiyama, Kinkaku-ji e Tokyo]

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Ciao io sono Anna

Ciao, io sono Anna!

Sono una travel blogger di Roma, sul web con Profumo di Follia dal 2012. Organizzo viaggi in piena autonomia da sempre, soprattutto nel weekend e nelle capitali europee.

Ho una passione per la Finlandia che mi ha portata a studiare la lingua finlandese per un anno e mezzo e a progettare di esplorarla in lungo e largo.

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