6 Ottobre 2017
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Sono tornaaaaaaaata! \o/ In ritardo di quasi un mese ma sì, sono tornata. E dalla prossima settimana ricomincio a pubblicare più o meno regolarmente, don uorri.
Intanto ti racconto come sono andati gli ultimi DUE mesi.
Per la prima volta da quando ho questa rubrica, devo dire che non ho una canzone del mese da appiccicare al post.
Agosto e settembre sono stati due mesi stranucci, ho ascoltato pochissime canzoni ed erano sempre le stesse. Stavolta salto.
Te ne avevo già parlato nel post sugli ultimi preparativi per il viaggio in Giappone, ma tiro fuori di nuovo le due serie che mi hanno fatto sognare il Paese del Sol levante: Million Yen Women e Midnight Diner: Tokyo Stories.
Il primo lo sto riguardando da capo e niente, anche se è una sola stagione mi ha fatto emozionare un sacco. Ho visto anche parecchie recensioni positive, quindi non sono l’unica che lo apprezza. Ho scoperto che è tratto da un manga, ma scommetto che la serie è uscita un po’ meglio.
Il secondo invece sto ancora finendo di guardarlo.
Film: Sette anime, Animali fantastici e dove trovarli, Passengers e A.I. Artificial Intelligence, tutti e quattro visti sui voli di andata e ritorno dal Giappone.
La conclusione di Sette anime mi ha fatto letteralmente accartocciare sul sedile per non scoppiare in lacrime. Minchia che pippaccia sono diventata, ormai piango per la qualsiasi -_- comunque Will Smith è un rappresentante dell’agenzia delle entrate che in passato ha provocato un incidente stradale, uccidendo sette persone. Si mette a rintracciare sette persone indebitate, tutte malate, e il suo obiettivo è capire se meritano una seconda chance, non solo con lo Stato. Se ti capita a tiro, abbraccia forte tre chili di fazzoletti e guardalo. Will Smith è sempre una garanzia.
Animali fantastici e dove trovarli: sinceramente non avrei mai dato una chance a questo film, non avevo sentito grandi pareri, ma non c’era molto di meglio a bordo. E meno male, perché a me è piaciuto. Gli stessi ambienti di Harry Potter, ma il protagonista è un mago che sta scrivendo un libro sugli animali magici. A proposito, sai chi è l’attore che lo interpreta? Mi sta simpatico ma non c’ho voglia di cercarlo.
Passengers: Jim si trova su una nave stellare diretta a Homestead II, un nuovo mondo simile alla Terra dove poter iniziare una nuova vita piena di agi e divertimento. Il problema è che si sveglia 90 anni prima del previsto. Questo è carino, ma non imperdibile.
Infine A.I. Artificial Intellicence: siamo nel futuro, la Terra è mezza sommersa, le risorse sono poche e gli umani convivono con i robot. A qualcuno viene l’idea di creare un robot bambino capace di amare la sua mamma umana. Due ore e mezza di film, il finale ho dovuto stopparlo perché era davvero troppo pesante e rischiavo di frignare in braccio all’indiano puzzone accanto a me.
La fragilità delle certezze è il secondo libro di Raffaella Silvestri, che forse conoscerai per La distanza da Helsinki. Non è uscito da molto tempo, ma la Silvestri ha un modo di scrivere che mi intriga e ho preso il suo secondo libro senza nemmeno conoscerne la trama.
La protagonista è Anna, una ragazza di Milano che si trascina tra ansiolitici, una storia col suo professore di teatro più vecchio di trent’anni, e un lavoro tirato fuori dal nulla.
Se proprio devo essere sincera fino in fondo – e mi tocca esserlo – lei scrive in un modo che amo e odio contemporaneamente.
La parte che odio: in questo libro ci sono sessanta pagine di sbalzi in avanti e indietro nel tempo che descrivono passato e presente dei protagonisti, idee, esperienze comuni. Si va avanti e indietro di cinque o dieci anni senza che succeda niente di pratico nel presente, e questo mi ha rincoglionita un pochettino. Le descrizioni e i pensieri mi sembravano spesso ridondanti.
La parte che amo invece è il cinismo con cui vengono raccontate queste storie. Io odio il poco realismo, i fiocchetti, le favolette, i personaggi perfetti. Raffaella Silvestri parla di una realtà che da un certo punto di vista fa davvero schifo, ma che è, appunto, reale: genitori arricchiti che non si aspettano niente dai figli, vino scadente bevuto in un bicchiere lavato troppo, personalità nascoste dalla “polvere viscida che diventa sporco, quella che per toglierla devi grattare”. Questo mondo ruvido e freddo, quasi negativo, mi affascina e mi ispira da morire.
Purtroppo, però, devo ammettere che ho amato molto di più il primo libro rispetto a questo, e non tanto per Helsinki, quanto per il fatto che la storia finisce in modo un po’ troppo vago per i miei gusti.
Ovviamente il Giappone. La prossima settimana se tutto va bene inizio a raccontarti tutto col diario di viaggio.
In Giappone e in Qatar ho collezionato una simpatica serie di misunderstanding, di se stamo a capi’ male, ma niente di davvero grave.
A parte quando ho passato il controllo passaporti a Fiumicino e non sapevo che, dopo aver fatto scannerizzare il mio passaporto, avrei dovuto guardare un cosetto che mi avrebbe scattato la foto. Il poliziotto deve averlo capito e me l’ha scattata a tradimento. Penso che la mia faccia sia stata esattamente questa:
Tralasciando il viaggione, in questi due mesi mi sono avvicinata ancora di più a Meira, che ormai trascino regolarmente nei posti più assurdi di Roma. Abbiamo parecchie cose in comune, tra cui la passione per i cosmetici (iniziai a seguirla proprio per questo) e sta nascendo davvero una bella amicizia. Sono contenta, perché qualcosa di buono ogni tanto esce fuori da questo assurdo mondo del blogging 🙂
A proposito: questi due mesi hanno segnato un bel cambiamento nel mio modo di fare blogging.
Ero arrivata al punto di vivere questa cosa non più come un hobby, non più come un piacere, ma come uno stress e una sorta di gara, una lotta continua con sconosciuti che semplicemente parlano di viaggi come me. Mi sentivo sempre insoddisfatta.
Ero arrivata al punto di non essere più sicura di niente, nemmeno del mio italiano. Ad un certo punto mi sono chiesta se fossi in grado di comunicare correttamente nella mia lingua, giuro. Una cosa molto brutta è che, a parte alcune eccezioni tipo il post sui finnofili, è da un po’ che non mi diverto più a scrivere.
Ho letto talmente tanti post su come bisogna fare blogging che alla fine, pur rifiutando quelle regole, ho iniziato a seguirle. Ho mollato i post di sfogo in favore dei post informativi, ho lasciato perdere le minchiate e il romanesco preferendo la grammatica corretta e i risultati di Google.
Mi sono resa conto che passavo ore a leggere post che non mi interessavano solo per vedermi restituito il favore, e mi sono fatta schifo da sola.
Mi sono accorta che, paradossalmente, avere una bacheca di Facebook che mi bombardava di notizie sui viaggi mi stava facendo perdere la curiosità di scoprire le mete più particolari e l’interesse nell’organizzare qualcosa a mia volta.
Infine mi sono resa conto che le collaborazioni in realtà non mi fanno sentire qualcuno che ce la sta facendo, ma mi opprimono e mi fanno incazzare. Mi obbligano a scrivere di un argomento preciso, e anche se ricevo qualcosa in cambio e ne parlo a modo mio, odio l’ansia che mi crea il dover pubblicare un post perché qualcuno me l’ha chiesto. Odio l’idea che il mio posticino possa diventare uno spazio in cui altri decidono cosa devo pubblicare. Perché sembra sempre una figata, ‘sta roba delle collaborazioni, ma oggettivamente questo NON è il mio obiettivo.
Profumo di Follia è Anna che fa cose perché ne ha voglia, non è Anna che sponsorizza Flixbus, o Easyjet, o un hotel perché qualcuno lo ha chiesto.
Stavo iniziando a seguire i numeri e gli obiettivi degli altri perché sembrava l’unica via possibile. Per chi o cosa lo stavo facendo? Sono io la padrona di casa qui, o lo è chi decide che le mie visite mensili sono poche?
Io non devo vendere di più, non devo viaggiare di più, non devo fare amicizia di più.
Così, un bel giorno, ho smesso. Ho smesso di seguire chi mi faceva sentire inferiore, chi mi diceva cosa fare e mi faceva sentire in competizione con altri. Ho smesso di chiedermi se devo accettare le collaborazioni perché significano qualcosa per gli altri. Infine ho smesso di seguire chi non mi interessava davvero leggere. Le conseguenze? Le stesse visite di prima, molti meno commenti, molto più tempo libero, e ho ripreso a vivere questa cosa senza ansia e senza sentirmi continuamente paragonata a qualcuno.
Ora sto aspettando il bisogno di tornare a scrivere di pancia. E so che sono sulla buona strada.
Ho scoperto l’account Instagram di Jane Aldridge: mi piace un botto sia come si veste e abbina i vestiti, sia i colori che usa per la sua galleria. La trovi come @seaofshoes.
Questo arriva dal post sulla miglior carbonara di Roma, ed è stata Silvia a scriverlo. Grazie Silvia, ce ne vorrebbero di più di commenti come il tuo! 🙂
Ora tocca a te: come sono andati questi due mesi? Per cosa li ricorderai? Quali viaggi hai fatto, quali canzoni hai ascoltato?
Ciao, io sono Anna!
Sono una travel blogger di Roma, sul web con Profumo di Follia dal 2012. Organizzo viaggi in piena autonomia da sempre, soprattutto nel weekend e nelle capitali europee.
Ho una passione per la Finlandia che mi ha portata a studiare la lingua finlandese per un anno e mezzo e a progettare di esplorarla in lungo e largo.
Sono una travel blogger di Roma, sul web con Profumo di Follia dal 2012. Organizzo viaggi in piena autonomia da sempre, soprattutto nel weekend e nelle capitali europee.
Ho una passione per la Finlandia che mi ha portata a studiare la lingua finlandese per un anno e mezzo e a progettare di esplorarla in lungo e largo.